IL MITO DELL’ARCA NELL’EPOCA DELLE CRISI GLOBALI. Pandemia Guerra Ambiente: pensare sognare trasformare- Assisi, 7-9 ottobre 2022, convegno promosso e organizzato dall’AIPA(Associazione Italiana di Psicologia Analitica) con il patrocinio del Comune di Assisi, dell’Ordine nazionale degli psicologi e della IAAP ( International Association for Analytical Psychology)

Aurelio Luini, Il diluvio universale, I, 1556, dettaglio.
Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, Milano.
Foto di C. Pavoni (AIPA-IAAP)

 

IL MITO DELL’ARCA NELL’EPOCA DELLE CRISI GLOBALI: un congresso per pensare, in termini mitici, scientifici e ‘politici‘, crisi e rinascita dell’umano

ESTRATTO da  un articolo di prossima pubblicazione sulla rivista “Maieutica”, Scione Editore Roma. 

SIMONA MASSA OPE  (Psicologa analista AIPA-IAAP)

    L’Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA) ha promosso e organizzato il Convegno internazionale “IL MITO DELL’ARCA NELL’EPOCA DELLE CRISI GLOBALI. Pandemia Guerra Ambiente: pensare sognare trasformare”, che si terrà nella città di Assisi i giorni 7, 8, 9 ottobre 2022, con il patrocinio del Comune di Assisi, dell’International Association for Analytical Psychology (IAAP) e del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP).[1]

    A ridosso dei due lunghi anni di pandemia da Covid-19 – il 2020 e il 2021– come analiste junghiane, motivate da un sentimento di necessità e responsabilità, abbiamo sentito il bisogno e il desiderio di creare un’area di pensiero per i fenomeni che avevano travolto l’umanità intera. Questo convegno è stato concepito come un’opportunità per condividere in una sfera relazionale, la più ampia possibile, pensieri, emozioni, immagini sulle crisi drammatiche che caratterizzano il nostro tempo – pandemia, guerra, ambiente – e che sono legate a una stessa matrice di significati che rimandano alla distruttività e all’autodistruttività dell’essere umano.

    ‘Adunarsi’ per far fronte – insieme – alle emergenze, è un movimento di solidarietà naturale dell’animo umano, radicato nelle comunità più antiche, che le nostre civiltà moderne e contemporanee hanno dimenticato, ingessate in modelli societari distopici, dove la competizione e il privilegio del singolo prevalgono come obiettivi sulla solidarietà, sull’equità economica e sociale. L’immagine che abbiamo scelto per il convegno, l’Arca, ha una valenza mitico-archetipica: è l’Arca del Diluvio Universale, dove secondo la narrazione biblica, poterono adunarsi tutte le creature del creato e sperare la salvezza. Quali speranze per il mondo, oggi?

    Il convegno cercherà di rispondere a questo interrogativo complesso e basilare al contempo, adunando nell’Arca le nostre risorse professionali e umane. L’Arca è da intendersi come immagine simbolica, ovvero come un campo psichico ed energetico costellato dai pensieri intrecciati e dalle parole dialoganti di tutti, relatori e partecipanti.  Il convegno, lungi dal voler essere una vacua operazione intellettuale fine a se stessa, esprime uno spirito di consesso. Ha infatti una struttura interdisciplinare per chiamare a raccolta e a confronto tutti i saperi, dalle discipline umanistiche alle discipline scientifiche, ma anche fortemente abbiamo voluto che parlasse la poesia, la sua voce di metafora, poiché questa pandemia del mondo è anche una pandemia dell’anima. Il convegno ha un respiro internazionale, e una apertura di frontiere, nella tavola rotonda che vedrà dialogare tra loro psicologi analisti che vivono e operano in diversi paesi.

    Abbiamo voluto allinearci, dunque, a questa inclinazione primaria a riconoscersi, al di là del ricchissimo patrimonio delle differenze, in una comune umanità, connotata da caducità, fragilità, tremore di fronte al mistero della vita e della morte. Ma anche da forza e tenacia, a volte inimmaginabili, una forza diversa, ben inteso, che nulla ha a che vedere con l’invincibilità di una cultura come quella occidentale, che vuole ‘combattere’ il senso della perdita e del limite, che vuole ‘vincere’ il terrore tutto umano della morte e di ogni fine con atteggiamenti titanici e difese maniacali. La forza intimamente connessa alla fragilità ha a che fare con la fatica, con il coraggio, con la perseveranza, con la pazienza. Con la speranza. Con la passione.  E con la preghiera, religiosa e laica [2].

    Forse potremmo chiederci, oggi, in che consista la nostra umanità, essendo, come tante altre parole fondamentali, diventata una parola labile, dai contorni imprecisi, spesso utilizzata soltanto come sinonimo di sensibilità emozionale. La pandemia ci ha costretto a guardare noi stessi dentro uno specchio, a riconoscere sul nostro volto l’ombra distruttiva che abbiamo proiettato sul virus, il cosiddetto ‘nemico invisibile’, il fantasma della nostra stessa distruttività, con cui abbiamo violato ogni aspetto della Madre Natura, il regno vegetale, animale e minerale. Ci ha costretto a prendere atto della crisi totale dell’umano e del bisogno di rinascere a una nuova coscienza.

Aurelio Luini, Il diluvio universale, I, 1556, Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, Milano.
Foto di C. Pavoni (AIPA-IAAP)

    Tuttavia, siamo tristemente consapevoli di una evidenza sociale che con l’esplodere della guerra in Ucraina si è ancora di più rimarcata, ovvero che la fase post-pandemica presenta una configurazione delle società cha appaiono divise tra un versante di persone il cui desiderio è quello di “cambiare strada” [3], di rifondare un nuovo umanesimo, e per contro un versante di persone assestato trionfalmente su atteggiamenti regressivi e conservatori, e che sembrano negare il pericolo imminente che l’umanità tutta sta correndo, se non porta a compimento radicali trasformazioni e scelte di vita sostenibili, riguardanti l’ambiente e la giustizia sociale.

    Vista l’eccezionalità dei tempi e la sofferenza che stiamo attraversando, come comitato scientifico-organizzativo, il nostro desiderio, e la nostra sincera speranza, è che questo convegno possa rappresentare per ogni partecipante un’esperienza di appartenenza, che possa coinvolgere le persone nella loro interezza di mente e di cuore, e che si possa cominciare a ‘sognare insieme’  – in una piccola comunità, in un luogo delimitato e in un periodo breve – la visione di un nuovo umanesimo.


[1] Il comitato scientifico-organizzativo del congresso è costituito da Monica Luci, Simona Massa Ope, Greta Melli, Emanuela Pasquarelli, Clementina Pavoni, Maria Rita Porfiri, Paola Russo (psicologhe analiste AIPA-IAAP).

[2] Su questo tema cfr. S. Massa Ope, “Le parole fragili, in M. Tibaldi, S. Massa Ope, Pandemia e trasformazione. Un anno per rinascere, Moretti &Vitali, Bergamo, 2021, pp.148-157.

[3] Cfr. E. Morin, Cambiamo strada. Le 15 lezioni del coronavirus, Raffaello Cortina Editore, Milano 2020.


Per visualizzare il  programma del convegno e iscrizioni si veda il sito dell’AIPA nazionale: https://www.aipa.info/eventi/

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“CHIARO SCURO”: un video per presentare e rappresentare il convegno,  Ideato e curato dal comitato scientifico-organizzativo.

Il video si può visualizzare sul sito dell’AIPA, sulla pagina Facebook del convegno, su You Tube.

https://www.aipa.info/2022/10/07/congresso-il-mito-dellarca-nellepoca-delle-crisi-globali-pandemia-guerra-ambiente-assisi-7-8-9-ottobre-2022/

 http://www.facebook.com/104322929035714

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SIMONA MASSA

Psicologa, psicoterapeuta e psicologa analista junghiana (AIPA, IAAP).
Nella vita ho percorso parallelamente due sentieri, che rispecchiano le mie passioni principali e il mio processo di umanizzazione:
la psicologia del profondo e la scrittura.

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