PSICHE E LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO GCC-AIPA

GCC – GRUPPO CINEMA COSTA (AIPA Sezione Toscana)

Presentazione di Simona Massa Ope

La memoria storica è importante

in ogni  esperienza umana.

Nascita di un progetto

Nell’ottobre 2016 nasce a Pisa il Gruppo Cinema Costa, il GCC, a cura di Simona Massa Ope (AIPA-IAAP) e Arrigo Rossi (AIPA-IAAP),  referenti del gruppo.


Questo seme viene da lontano

      Aleggiava, in anni passati, nei discorsi dei colleghi psicologi analisti dell’AIPA e del CIPA sulla costa toscana, che esprimevano il desiderio di un luogo raggiungibile per fare cinema insieme, per “fare anima” insieme, disseminati come siamo tra Livorno, Pisa, Lucca e Versilia.

   Nasce all’interno della Sezione Toscana dell’AIPA (Associazione Italiana di Psicologia Analitica) come gruppo di formazione permanente. Il gruppo è aperto anche a colleghi di altre associazioni psicoanalitiche e ad appassionati cinefili di diverse professionalità, poiché abbiamo scelto per lo studio del linguaggio cinematografico la forza creativa della gruppalità diversificata, ovvero di sguardi che provengano da diverse angolazioni e prospettive di senso.

      Ciò che affascina della visione cinematografica è la possibilità di condividere insieme lo stesso sogno proiettato sullo schermo, come nel magico film di Mary Poppins, quando la fata-bambinaia, lo spazzacamino e i fratellini Banks saltano tutti insieme dentro un quadro dipinto a gessetti colorati sul selciato del viale dei Ciliegi, andando incontro ad una straordinaria, evolutiva esperienza. Ogni film è, infatti, una provocazione onirica, e dunque un sogno in cui entrare tutti insieme. E ogni ciclo di proiezioni è un viaggio, o meglio una circo-ambulazione intorno a un tema che, all’inizio tratteggiato con una matita tenue, poi si sviluppa, strada facendo, in tutta la sua pregnanza di senso, grazie al contributo narrativo e simbolico di ogni film scelto dal gruppo.

     I cicli di proiezioni monotematici si sviluppano nell’arco di sei incontri a scadenza mensile, da ottobre a maggio, e si concludono con l’organizzazione, a cura del GCC, di un evento con l’invito di un ospite esperto in linguaggio cinematografico o che abbia approfondito il rapporto tra cinema e psiche.

       Ad ogni proiezione segue un dibattito all’interno del gruppo.

      Ogni partecipante può scrivere un proprio commento sui film prescelti. Alcuni di questi sono stati pubblicati come recensioni sulla rivista della Sezione Toscana dell’AIPA E-VENTI. https://aipatoscana.it/e-venti/

 

Il lavoro di gruppo sulle immagini: una ricerca di senso

      Il gruppo ha come focus un lavoro sulle immagini, che riteniamo essere il linguaggio fondamentale della psiche, nonché il linguaggio fondamentale dell’arte cinematografica. Sullo schermo le immagini acquisiscono una grande potenza espressiva [Per approfondire questo tema si veda Simona Massa Ope, Davanti a una parete bianca, E-venti, n.3, p. 126]. http://aipatoscana.it/wp content/uploads/2019/06/E-venti-n.-3-completo-3.pdf

      Lo spirito con cui abbiamo pensato questa esperienza è la possibilità di accostarsi al linguaggio cinematografico, partendo dal presupposto che le immagini rappresentino il punto di raccordo tra la scrittura filmica e la narrazione psichica, ovvero il linguaggio naturale della psiche.

      Naturalmente, l’arte cinematografica ha il suo idioma specifico, le sue parole-chiave, la sua specificità tecnica ed espressiva; tuttavia, il GCC non è un semplice cineforum ma un gruppo di ricerca che implica “fare anima insieme;  pertanto, non privilegia gli aspetti tecnici di regia, scenografia, ecc., in sé e per sé, ma li include nel discorso psichico-esistenziale che di volta in volta si va costruendo nel gruppo, o nella mente di ogni partecipante, per la significatività che assumono in funzione della narrazione psichica del film.

    In sostanza, l’obiettivo primario è la presenza di un gruppo che riesca a tradurre in pensieri condivisi le emozioni,  le tessiture psicologiche, che potranno circolare al suo interno a partire dalla visione cinematografica, e in cui ciascuno possa avere la fiducia di esprimersi liberamente senza eccessive pressioni superegoiche, e senza eccessivi irretimenti di tipo normativo. Un gruppo in cui l’apporto individuale venga valorizzato per le sue specifiche caratteristiche, e in cui le nostre particolari esperienze, sia professionali che esistenziali, possano tutte essere accolte e comporsi insieme armonicamente.

      Infatti, ci teniamo molto a facilitare la creatività espressiva del gruppo, per tessere insieme una ricerca di senso.

Se potessimo proporvi un’immagine attraverso cui pensare questo gruppo e il suo lavoro, proporremmo Estia, la dea del centro, inteso non come il caminetto rassicurante di una casa e il suo bel calduccio, ma, secondo una visione hillmaniana, come il centro energetico all’interno della psiche, il crogiuolo alchemico da cui scaturiscono le immagini con la loro creatività simbolica e la loro potenza energetica.


CICLI ANNUALI DI PROIEZIONI

  1. Le profonde radici dell’affettività (dicembre 2016 – giugno 2017)  Associazione L’Alba, Pisa, via delle Belle Torri, 8
  2. La relazione d’amicizia (novembre 2017 – giugno 2018) Associazione L’Alba, Pisa, via delle Belle Torri, 8
  3. Relazioni tra l’umano e l’artificiale (novembre 2018 – giugno 2019) Cinema l’Arsenale, Vicolo Scaramucci, 4, Pisa
  4. Il cinema e i linguaggi dell’anima (novembre 2019 – giugno 2020) Cinema l’Arsenale, Vicolo Scaramucci, 4, Pisa
  5. I volti dell’amore (2020-2021). Piattaforma skype
  6. Libere esplorazioni nel cinema contemporaneo (2021-2022).  Piattaforma skype

PRIMO CICLO DI PROIEZIONI ottobre 2016 – maggio 2017
TEMA: Le profonde radici dell’affettività
Sede: Associazione L’Alba, Pisa, via delle Belle Torri, 8

      Abbiamo iniziato con la visione di un film d’autore, il giovanissimo regista canadese già all’apice del successo: J’ai tué ma mér, di Xavier Dolan, 2009. Un film sulla complessa profondità del rapporto di un figlio con la madre, in assenza del padre, e sull’ambivalenza radicale di questo tipo di rapporto. Su questo inizio si sono innestate le altre proiezioni scelte di volta in volta, fino a dare un corpo tangibile all’idea di indagare i territori più profondi dell’affettività, ovvero i legami parentali, dove si annidano le radici del dolore psichico. Infatti, in riferimento ai concetti sia di A. Green che di Ogden, che parlano di “madri di vita e madri di morte”, questo viaggio alle radici dell’affettività umana è stato per il gruppo una intensa esperienza di immersione nei rapporti primari, dove si fonda, o si aliena da noi stessi, il senso della nostra legittima identità, la nostra capacità di amare, la possibilità di essere amati e il sentimento della speranza.

FILM SCELTI:

  1. J’ai tué ma mér, di Xavier Dolan, 2009
  2. Sister, L’enfant d’en haut, Ursula Meier, 2012
  3. Sinfonia d’autunno, Ingmar Bergman, 1978
  4. Una notte d’estate (Gloria), John Cassavetes, 1980
  5. Ghost dog. The way of the samurai, Jim Jarmusch, 1999
  6. 6. Harold and Maude, Hal Ashby, 1971

SECONDO CICLO DI PROIEZIONI ottobre 2017 – maggio 2018
TEMA: La relazione d’amicizia
 Sede: Associazione L’Alba, via delle Belle Torri, 8, Pisa

      Il secondo anno siamo approdati a una delle forme più significative dell’affettività umana, l’amicizia, e lo abbiamo articolato ancora una volta in sei proiezioni scelte dal gruppo. Luci e ombre, intesa e conflitto, complessità relazionale, sperimentazioni affettive, queste sono le sfumature di un viaggio avvincente da cui sono scaturiti dibattiti e riflessioni. Il ciclo sull’amicizia ci è sembrato un naturale proseguimento del tema del primo anno, come se dalle radici profonde dell’affettività, premessa della nostra vita emozionale, scaturisse ogni successiva capacità di amare ed ogni successiva difficoltà di amare, proprio come da un albero sano si sviluppano rami e foglie copiose, mentre da un albero minato alle radici stenta a svilupparsi ogni rigoglio. Abbiamo sentito che l’amicizia è un fondamentale derivato dell’amore primario, ed è un sentimento non secondario all’amore, allo stesso modo impegnativo sul piano relazionale ed etico. Il sentimento dell’amicizia è ciò che fonda la fratellanza universale.

FILM SCELTI:


PRELUDIO:

Omaggio a JEANNE MOREAU, scomparsa nel luglio del 2017.

Jules e Jim , François Truffaut, 1962.

Un’amicizia si confronta con una triangolazione complessa e perturbante.


 

  1. Julia, Fred Zinnemann, 1977. Basato sul romanzo autobiografico, Pentimento, di Lillian Hellman
  2. La strana coppia, Gene Saks, 1968
  3. Mister Chocolat, Roschdy Zem, 2016
  4. Il Riccio, Mona Achache, 2009. Basato sul romanzo, L’eleganza del riccio, (L’Élégance du hérisson), scritto da Muriel Barbery, 2006
  5. Le ricette della signora Toku, Naomi Kawase, 2015
  6. Molière in bicicletta(Alceste à bicyclette), Philippe Le Guay, 2013

TERZO CICLO DI PROIEZIONI ottobre 2018 – maggio 2019
TEMA: Relazioni
tra l’umano e l’artificiale
Sede: Cinema l’Arsenale, sala 2, via San Martino, 69, Pisa

      Il terzo ciclo di proiezioni ci vede concordi nell’esplorare un tema di imponente presenza nel mondo contemporaneo: le relazioni tra l’umano e l’artificiale. Ed ecco un’ulteriore declinazione dell’alterità con cui, in quanto esseri umani, persone, ci dobbiamo relazionale: l’ “artificiale”, nelle varie forme che assume nel nostro immaginario e nelle nostre realtà quotidiane, dal mostruoso, all’alieno fino alle conquiste dell’intelligenza informatica. Questo tema si è svelato ai nostri occhi con molte sorprese e molti capovolgimenti di prospettive; intanto, è necessario fare mente locale sulla questione del rapporto tra naturale e artificiale, e sgombrare la mente da qualche pregiudizio; infatti, tale questione esiste invero dalla notte dei tempi (si veda il testo divulgativo-ironico sull’evoluzione dell’uomo Il più grande uomo scimmia del pleistocene, del giornalista inglese Roy Lewis, scritto nel 1960), come un continuo assillo decisionale che da subito ha diviso l’umanità tra irriducibili naturalisti e pionieri di ogni genere di progresso scientifico-tecnologico. Nell’immaginario, l’artificiale è sempre comunque quell’ingresso avventuroso o profanatore nell’area del sacro e dell’inviolabile mistero, dove solo Dio, o qualunque nome vogliamo dare alla trascendenza, ha in mano i nostri destini.

FILM SCELTI:

  1. Frankenstein, Kenneth Branagh, 1994. Basato sull’omonimo romanzo di Mary Shelley
  2. Mary Reilly, Stephen Frears, 1996
  3. Lei (Her), Spike Jonze, 2013
  4. Metropolis, Fritz Lang, 1927, 2016
  5. L’invenzione di Morel, Emidio Greco (1974, 2017)
  6. Truman show, Peter Weir, 1998

A conclusione del terzo ciclo di proiezioni:

Incontro con MARCO VANELLI (a cura del GCC) 

ANIME CARTONATE: UMANO ANIMALE ARTIFICIALE NEI CARTOON DISNEY.

Sabato 8 giugno 2019, Cinema l’Arsenale, sala 2, via San Martino, 69 – Pisa

      Interessante excursus storico, scrematura di una approfondita ricerca, che ci ha permesso di vedere filmati sconosciuti e antichi, il cartoon del cinema muto!
Quanta ricchezza espressiva, quante sfaccettature di senso abitano il mondo dell’animazione! La connessione con l’artificiale non è subito evidente ai nostri occhi, abituati maggiormente a vedere l’artificiale nel mostruoso o nell’evoluzione estrema dell’intelligenza artificiale. Marco Vanelli ci ha dato un punto di vista non scontato che mette il focus sull’arte dell’artificio e sull’invenzione estrema del gioco e dell’immaginazione, cose che nell’infanzia ci sono molto naturali ma che nell’età adulta tendiamo a sottoporre al primato della logica e della ragione. L’artificio dell’animazione è superare ogni limite, compresa la dolorosa consapevolezza umana della nostra caducità. Nei cartoon tutto si ricrea e ogni fine è il principio di qualche altra forma (commento di Simona Massa Ope).


QUARTO CICLO DI PROIEZIONI ottobre 2019 – maggio 2020
 TEMA: Il cinema e i linguaggi dell’anima
 Sede: Cinema l’Arsenale, sala 2, via San Martino, 69, Pisa

! A causa della pandemia da covid-19 il GCC ha continuato il ciclo di proiezioni e il dibattito in modalità online.

      Il quarto ciclo di proiezioni apre le porte a un ulteriore tipo di relazione: la compenetrazione tra il linguaggio cinematografco e i linguaggi dell’anima, tutte quelle forme espressive che compongono l’universo dell’arte, la poesia, la danza, la musica, la pittura, le arti contemporanee. Come può, il cinema, entrare in sinergia con l’arte? La sua plasticità, la sua costitutiva multisensorialità, ben si presta a irradiare, come in uno specchio altamente riflettente, la potenza simbolica di questi codici, fino a diventare, il cinema stesso, di volta in volta, quel codice che vuole rappresentare, in un continuo rimando simbolico tra il discorso in sé e lo sguardo che lo riflette.

FILM SCELTI:

  1. Paterson, Jim Jarmusch, 2016
  2. Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, Roy Andersson, 2014
  3. The disaster artist, James Franco, 2003
  4. Ligabue, miniserie televisiva, Salvatore Nocita, 1977
  5. La vita nascosta, Terence Malick, 2019
  6. Martin Eden, Pietro Marcello, 2019
  7. Billy Elliot, Stephen Daldry, 2000
  8. Io danzerò (Loïe Fuller), Stéphanie Di Giusto, 2016

INTERMEZZO:

Il 16 dicembre 2019 il cinema L’Arsenale invita il GCC a partecipare al dibattito sulla proiezione del film d’autore:

SENZA DISTANZA

                           Andrea Di Iorio, 2018.

Visioni e provocazioni sulla relazione di coppia


QUINTO CICLO DI PROIEZIONI ottobre 2020 – maggio 2021
TEMA: I volti dell’amore
Modalità online, piattaforma skype

Non volevamo un viaggio romantico, niente baci perugina, volevamo conoscere dell’amore gli aspetti più irrisolti, oscuri e perturbanti. Non è stato facile ma è stato coinvolgente e a tratti sconvolgente. Spesso ci siamo chiesti, dopo la visione di un film d’amore, “ma l’Amore dov’è?” Alla fine ci siamo detti che l’amore tra un uomo e una donna, tra persona e persona, è una conquista della maturità. E’ perla rara. E’ la conquista di due anime che si sono disincagliate dagli aspetti ombra collettivi della relazione amorosa: il possesso, il pregiudizio sociale e morale, l’incapacità di vedere l’altro oltre se stessi, ma soprattutto: LA PAURA DI AMARE, LA PAURA DI REGGERE L’INSOSTENIBILE PESO DELLA PROPRIA VULNERABILITA‘.

FILM SCELTI:

  1. Il matrimonio di Maria Brawn, Reiner, Werner, Fassbinder, 1979
  2. Revolutionary road, Sam Mendes, 2009
  3. I segreti di Brokeback Mountain, Ang Lee, 2005
  4. Crimini e misfatti, Woody Allen, 1989
  5. Match point, Woody Allen, 2005
  6. I Origins,  Mike Cahill, 2014
  7. Lezioni di piano, Jane Campion, 1994
  8. Se mi lasci ti cancello, Michel Gondry,2004 

Presentazione del film: ll matrimonio di Maria Braun 

      ll matrimonio di Maria Braun (Die Ehe der Maria Braun) è il capolavoro di Rainer Werner Fassbinder, realizzato nel 1979 nell’ambito del nuovo cinema tedesco. Il primo volto dell’Amore che ci viene incontro in questo ciclo di proiezioni è a dir poco “sconcertante”, e si palesa nei primi piani enigmatici di una fascinosissima Hanna Schigulla. La grande Storia del mondo e la piccola storia individuale si intersecano in questo film in una amplificazione simbolica che rimanda continuamente dalla dimensione collettiva a quella personale e viceversa. Lo scenario è quello della seconda guerra mondiale, e poi quello successivo al conflitto in una Germania post-bellica tutta protesa alla grande ricostruzione. È questa la cornice inalienabile in cui collocare una storia d’amore privata. Dobbiamo avere uno sguardo molto sgombro da giudizi e romanticismi per penetrare il senso di una trama in cui in nome dell’amore si abbatte ogni limite. “Un grande amore è una grande idea, una grande verità”, dichiara a un certo punto Maria Braun. E qui si apre una interrogazione etica fondamentale: quali azioni si possono compiere in nome di una grande idea, di una grande verità? Mai come in questo film si impone il principio machiavellico del fine che giustifica i mezzi. Notiamo una similitudine secondo me non casuale. Reiner Werner Fassbinder era un regista d’avanguardia, un grande nome del nuovo cinema tedesco impegnato nella ridefinizione di una coscienza germanica sopravvissuta economicamente, ma non spiritualmente, alla tragedia immane della seconda guerra mondiale, una coscienza della colpa, dell’ombra, della distruttività. In Maria Braun echeggia il nome di Eva Braun, l’amante e poi moglie per due giorni di A. Hitler. Nella visione del film si passa repentinamente dalla pietas per questa giovane, innamoratissima sposa di guerra, il cui matrimonio si celebra in pratica sotto un bombardamento – si noti la magistrale sequenza in cui i documenti ufficiali volano via per lo spostamento d’aria procurato dalle esplosioni – all’orrore per i cinici gesti che via via si susseguono nel corso della narrazione.

      Avevo ventitré anni quando ho visto per la prima volta al cinema questo film che ha colpito molto la mia immaginazione e la mia sensibilità femminile. Sono rimasta abbagliata dalla spregiudicata determinazione di questa donna che, uno dopo l’altro, rompeva tutti gli schemi del femminile tradizionale che mi era stato trasmesso da generazioni di donne dietro di me. Eppure Maria, nonostante la sua sessualità del tutto libera, giocata al maschile, nonostante la sua machiavellica volontà nel perseguire i suoi scopi, è una donna vittima di una grande disillusione rispetto al mondo maschile. Dedica la sua vita a perseguire un ideale che non può affermarsi in questo mondo senza anima. Oggi posso dire che Maria è vittima di un grande inganno, di un grande autoinganno, quello che ancora oggi consegna donne a relazioni di sentimento che sembrano incarnare un ideale d’amore (“un amore è una grande idea, una grande verità), ma che invece sono destinati a soccombere a una visione cinica e utilitaristica dell’esistenza. C’è in questo film una trattazione, anzi una anticipazione, del rapporto tra il maschile e il femminile molto profonda, al di là di ogni convenzionalismo. E attraverso la coscienza di un uomo. il regista, capace di elaborare la colpa della distruttività incarnata dal suo paese. Credo che le donne debbano imparare a difendere dalla distruttività i loro sogni e i loro ideali, a dedicare la loro passione a progetti di vita e non di morte. Ritengo anche che Maria Braun vada intesa simbolicamente, come quel femminile, presente anche nell’anima dell’uomo, che deve liberarsi dalla possessione di un’ombra di morte.

Simona Massa Ope


SESTO CICLO DI PROIEZIONI ottobre 2021 – maggio 2022
TEMA: Libere esplorazioni nel cinema contemporaneo
Modalità online, piattaforma skype

E dopo diversi cicli monotematici ci ha afferrato un desiderio di libertà, la libertà di esplorare il cinema contemporaneo fuori da ogni vincolo prescelto, anche se ogni scelta, venendo dal lavoro stesso del gruppo, riflette sempre il nostro percorso individuativo e il nostro intimo sentire. Tuttavia, stavolta abbiamo navigato a vista. Sarà la pandemia, l’immobilità  a cui ci ha costretto per due interminabili anni, sarà l’angoscia delle incertezze che si sono scagliate sul nostro destino, sarà tutto questo tunnel di solitudine ma insomma ci siamo detti che almeno con la mente volevamo volare senza limitazioni di sorta e stavolta la strada si è fatta da sé. Questo è il nostro cinema “on the road”.

FILM SCELTI:

  1. Tre piani, Nanni Moretti, 2021
  2. Un sapore di ruggine e ossa, Jacques Audiard, 2012 
  3. Father. Nulla è come sembra, Florian Zeller, 2021
  4. Come pietra paziente, Atiq Rahimi, 2012
  5. La donna alla finestra, Joe Wright, 2021
  6. Il pianista (The Pianist),  Roman Polański, 2002
  7. La sottile linea rossa (The Thin Red Line), Terrence Malick, 1998.

BACHECA DEL GCC

 film in programma, eventi, appuntamenti, news, avvisi ai naviganti 


PROSSIMO FILM IN PROGRAMMA: 

LA DONNA ALLA FINESTRA

DATA DEL DIBATTITO: giovedì 17 febbraio 2022, ore 21.30

LUOGO: modalità online su skype

TRAMA:

Una psicologa soffre di un disturbo psichico che si manifesta come agorafobia, pertanto trascorre tutto il tempo chiusa in casa. Il suo psicoterapeuta non riesce ad aiutarla.  Anna  beve, nonostante l’uso di psicofarmaci,  e crede illusoriamente di parlare ogni giorno con suo marito e sua figlia al telefono. Anna osserva costantemente i suoi vicini, con alcuni stabilisce un contatto, si attiva una complessa trama di relazioni tra il dentro e il fuori, dove è difficile capire cosa è reale e vero. A poco a poco, il passato di Anna si rivela e si comprende il motivo della sua agorafobia…

 


Attuale formazione del GRUPPO GCC


Simona Massa Ope (referente del GCC), Psicologa analista, AIPA-IAAP

“Un film è un quadro di gessetti sul selciato,

in cui saltare ‘dentro’  tutti insieme!”

 

 

  Arrigo Rossi (referente del GCC),  Psichiatra, psicologo analista, AIPA-IAAP 

 

“Un film è un amico in più.”

 

 

 

 

 

Maria Caterina Cassetti, Docente di informatica

 

“Cinema: sognare, soffrire, gioire, conoscere mille

mondi, uguali e diversi dal proprio.”

 

 

Rino Castaldi, Fisico

“Viva i fratelli Lumiere e, prima di loro, viva

Thomas Edison e il suo Kinetoscopio!”

 

 

Maria Rosa Ceragioli, Psicoterapeuta psicoanalitica, Modello Tavistock    

“Il cinema è bello perché si sa come va a

finire… non ci sono bivi… 

la vita invece è piena di scelte… “

 

 

Antonella De Muti, Docente di inglese e italiano

“Cinema è immergersi nello schermo

e vivere mille vite.”

 

 

 

Laura Fedi, Docente di religione

 

“Il cinema è una lanterna magica che ci incanta.”

 

 

 

 

Mario Fierli, Ingegnere, studioso di tecnologia, cultura, educazione

“Il cinema è il modo migliore per avere

una seconda vita”

 

 

 

Paolo Lariccia, Fisico nucleare

“Il cinema è una forma d’arte in grado di assommare tutte le altre, coinvolgendo lo spettatore nella mente e nei sensi. La perfetta illusione.”

 

 

 

 

 

 

Nicola Longo, Psicologo analista, AIPA-IAAP

“Il cinema, forse tutto il cinema, può essere il terzo occhio.”

 

 

Piero Raglianti, Psichiatra, psicoterapeuta

 

“Andare al cinema è come partire

per un viaggio.”

 

 

Patrizia Raminghi, Psicoterapeuta analitica.

“Il cinema entra a far parte della nostra vita,

con le sue pellicole rende migliore

la nostra esistenza.”

 

 

Eugenio Sanna, Musicista, musicoterapeuta, counselor.

“Talvolta le nostre immagin-azioni interne

si riflettono anche all’esterno, in maniera

sincrona, mettendo in dubbio la realtà.”

 

 


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SIMONA MASSA

Psicologa, psicoterapeuta e psicologa analista junghiana (AIPA, IAAP).
Nella vita ho percorso parallelamente due sentieri, che rispecchiano le mie passioni principali e il mio processo di umanizzazione:
la psicologia del profondo e la scrittura.

Via La Nunziatina, 6 (Corso Italia)
56125 PISA
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